Gruppo TERRA

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Gruppo TERRA

Messaggioda comitativeneto » 01/12/2014, 17:49

Verbale del gruppo Terra del 29/11/2014 a cura di Maria Rosa Vittadini

I documenti di sintesi dei gruppi di lavoro sono qui: http://comitativeneto.altervista.org/wiki/index.php?title=Convegno_Padova_-_29_Novembre_2014#tab=Documenti_di_sintesi

Carlo Costantini - introduzione


Carla Bellenzier - AmicoAlbero Mestre Ve

Carlo Giacomini

Come per tutte le cose c’è un limite anche per la mobilità. E’ tempo di fissare coraggiosamente un limite alla crescita della mobilità. La crescita continua (o anche solo le previsioni, anche inattendibili, di crescita) portano ad una continua realizzazione di nuove infrastrutture, che è chiaramente insostenibile. Esempio per tutti: le previsioni di raddoppio del traffico aeroportuale di Tessera, che potrebbe andare avanti all’infinito.

Franco Zecchinato

Il tema del cibo e dell’agricoltura è strutturalmente connesso al tema dell’urbanistica e del consumo di suolo. Oggi la situazione è così senza speranza che gli agricoltori sono ben contenti che la strada passi sui loro terreni così da avere un indennizzo sicuramente superiore al rendimento agricolo. Dunque la strada (come consumo di suolo agricolo) talvolta è avversata e talvolta vista con favore: a seconda del modello di agricoltura e delle sue prospettive. Consumo di suolo zero vuol dire impostare un nuovo modello di agricoltura e dare un uso ai terreni agricoli sottoutilizzati o abbandonati, soprattutto nelle aree intorno alle città.

Cristina Romieri Venezia Lido

Nel problema del consumo di suolo occorre mettere in giusto rilievo il problema degli allevamenti intensivi. Senza voler entrare nel tema etico del trattamento degli animali e nel tema della salute occorre essere consapevoli (e trarre le dovute conseguenze) del problema globale del consumo di suolo dovuto alle coltivazioni dedicate al mangime degli animali e alla sottrazione di spazio per il cibo delle popolazioni locali, ad esempio in Amazzonia. In Veneto il problema si presenta soprattutto in relazione agli allevamenti intensivi di maiali e al consumo di energia, acqua e spazio che ne deriva. Consapevolezza significa riprendere il governo delle proprie condizioni di vita attraverso la scelta del cibo e la conoscenza degli effetti della sua produzione sull’ambiente e sul territorio della vita quotidiana.

Renato Busata Paesaggio Veneto

Per il contrasto al consumo di suolo propone una strategia di uso del territorio. La mobilità è strettamente connessa al consumo di suolo. L’urbanizzazione dispersa implica necessariamente l’uso dell’auto per tutte le funzioni della vita quotidiana. Il trasporto pubblico è in crisi da molto tempo e le innovazioni, come il Servizio ferroviario regionale stentano a decollare. La proposta è finalizzata a contenere il consumo di suolo attraverso la riqualificazione dei centri urbani, ovvero la concentrazione di attività e servizi nei nodi della rete su ferro. Riqualificazione significa ri-pensare le stazioni e le loro aree, da arricchire di servizi attraverso una maggiore densità urbanistica e anche, seppure non prioritariamente, nuova residenza.

Tiziano Rizzato Breganze

La nostra associazione nasce nell'ostacolare un grande insediamento industriale di tipo logistico, e continua attraverso raccolta firme, ad impedire lo spostamento dell'ipab locale un una struttura ospedaliera costruita ex novo in area agricola.Breganze è un piccolo comune (8.000 abitanti, 22.000 ha, 400 ab/ha). L’economia è basata su produzioni doc, ma anche su produzioni industriali (come la Laverda). C’è molta incertezza sulle prospettive per il futuro. L’urbanizzazione diffusa e il consumo di suolo sono cresciuti enormemente ,arrivando al 30% della superficie comunale, molto più di quanto siano cresciuti nella media dei comuni veneti, tra i più alti tassi di crescita nazionali. Il Piano casa sta complicando la situazione. L’autostrada Pedemontana Veneta sottrae una ulteriore significativa quantità di territorio comunale, senza enumerare le varie problematiche progettuali. Mentre i problemi crescono e si aggravano, l’Amministrazione pur tentando di cambiare rotta, eletti con fiducia di un cambiamento, tende ancora a ragionare in termini di gettito fiscale e di perequazione. Ci sono 250 case sfitte su 3.800 unità abitative, che data la dimensione del comune sono moltissime, e le previste casse di espansione del fiume (bacini di laminazione) si tradurranno in realtà nel raddoppio delle superfici a cava. Il PAT prevedeva un improbabile crescita della popolazione fino a 11.500 abitanti. Oggi Breganze sta redigendo il suo secondo Piano degli Interventi: le aree di espansione dimensionate su questa crescita che di fatto non c’è possono tornare agricole se nessun piano attuativo è stato avviato? (chiede aiuto tecnico da parte di Luisa Calimani).C'è bisogno di un indirizzo legislativo sulla legge regionale urbanistica e di uno stop al consumo di suolo.

Ilario Simionaggio FILT CGIL

Punto 1. Attendiamo con ansia la decisione dell’Unione Europea sull’art. 5 dello Sblocca Italia che apre la strada ad un allungamento generalizzato delle concessioni autostradali in cambio di nuove opere, senza gara. Pare che Junker, anche per la sua difficile situazione personale, sia orientato a consentire questa misura, fortemente contraddittoria con la politica comunitaria che ha sempre affermato la necessità di gare. Magari accompagnando il consenso con qualche condizionamento sui tempi di allungamento o sull’affidamento dei lavori. L’ipotesi di fusione delle concessionarie allineando i tempi di concessione alla scadenza più lunga, ventilata da Serracchiani e Zaia, non sembra avere reali possibilità. Le nuove opere per l’allungamento delle concessione sono ovviamente scelte dal concessionario, con buona pace del Governo Renzi che accredita come conquista delle politica (elettorale) il fatto che al gennaio 2015 non ci saranno aumenti dei pedaggi autostradali. In realtà si tratta di una decisione opportunistica delle concessionarie in vista della decisione della UE.

Punto 2. Il Sindacato si batte per affermare la strategia del “saturare l’esistente” ovvero costruire solo quello che serve, dopo aver pienamente utilizzato quello che c’è. Dal punto di vista del consumo di suolo il problema è che i terreni vergini non costano niente. Ad esempio non c’è alcun bisogno di nuovi interporti essendo quelli esistenti più che sufficienti. Ciononostante se ne propongono in continuazione di nuovi, con l’unico evidente scopo di tira fuori denaro da terreni improduttivi.

Usare l’esistente riguarda anche gli aeroporti. Per l’Aeroporto di Venezia si tratterebbe di “prendere” il Catullo di Verona e di abbandonare la prospettiva di Tessera City. Il Catullo ha perso una quota consistente di domanda e attualmente almeno 500 lavoratori rischiano di perdere il posto di lavoro. L’assorbimento del Catullo renderebbe inutile qualsiasi ampliamento aeroportuale di Venezia, cosa positiva anche considerando che le aree per l’ampliamento di Tessera sono a rischio idraulico, salverebbe posti di lavoro e risparmierebbe suolo. Solo dopo il completo utilizzo si porrebbe il problema di nuove piste. Analoghi ragionamenti dovrebbero essere fatti per Montichiari: aeroporto bello, nuovo e non utilizzato.

Punto 3. Si è detto della Delibera di Zaia per il blocco della Treviso-Mare stante la presenza degli stessi inquisiti nella vicenda Mose. La delibera è rapidamente rientrata con l’affidamento delle deleghe per le infrastrutture e i trasporti a Isi Coppola e alla Donazzan con mandato di andare avanti rapidamente. Ma i Sindaci si oppongono alla strada a pagamento.

Altra vicenda riguarda la Valdastico. Nel tratto sud già realizzato l’autostrada ha un traffico modestissimo, tuttavia la Concessionaria spinge molto per la realizzazione del tratto nord sostenendo che solo il collegamento fino a Trento raccoglierebbe i livelli di traffico posti a base della realizzazione dell’autostrada. La Provincia di Trento ha rinnovato anche recentemente la sua opposizione all’autostrada. Dal momento che l’assenso di Trento è costituzionalmente necessario la Regione Veneto ha avanzato l’ipotesi di attestare l’autostrada a Caldonazzo. L’evidente assurdità di tale ipotesi si spiega soltanto con l’urgenza della concessionaria di ottenere il prolungamento della concessione, prossima alla scadenza.

Per un minimo di correttezza nella progettazione e realizzazione delle infrastrutture, allo stato attuale palesemente assente, la FILT CGIL propone una legge per cui tutte le opere che comportano l’utilizzo di risorse pubbliche debbano essere accompagnate da una analisi costi-benefici condotta da un soggetto terzo.

Il file sulla situazione delle strade e autostrade del veneto,aggiornato all’ottobre 2014, si trova sul sito

http://www.filt.veneto.cgil.it/sites/default/files/2014%2011%204%20FILT_Viabilit%C3%A0OpereRegVeneto_0.pdf

Roberto Marinello Difesa degli alberi e Difesa del territorio

Sul sito del Centro meteorologico di Teolo dell’ARPAV si descrive molto efficacemente la formazione del nucleo monsonico che deriva, per Padova, anche dalla deprivazione del verde. Qui si sono abbattuti alberi secolari per ricavare parcheggi, per fare rotonde, senza alcuna considerazione per il ruolo e l’importanza degli alberi. L’associazione si scontra in continuazione con Amministrazioni comunali che vogliono abbattere alberi per via della mancanza di risorse per la manutenzione oppure anche, spesso, per motivi poco dicibili. L’abbattimento avviene sulla base di perizie tecniche affrettate e superficiali. Tuttavia è problematico presentare contro-perizie, sia per problemi di costo (250 euro/cad) sia per problemi di tempo (gli associati hanno altri impegni di lavoro). L’associazione ha elaborato una proposta di legge di iniziativa popolare per assicurare che gli alberi a carattere “storico” siano oggetto di una manutenzione particolare e che per poterli abbattere occorrano perizie approfondite basate non solo sull’aspetto esteriore, ma sulle condizioni strutturali dell’albero. Questo provvedimento scoraggerebbe la propensione agli abbattimenti e potrebbe dare forza alla opposizione a queste pratiche dal momento che un abbattimento illegittimo diverrebbe reato penale.

Daniela Muraro Montecchio Maggiore Comitato contro la Pedemontana (e altri comitati)

L’impatto della Pedemontana sulla Val d’Agno è grandissimo. L’autostrada corre sul fondovalle e in 22 km prevede 4 caselli: una presenza devastante in una valle già pesantemente cementificata e stretta. Il percorso autostradale è in realtà una gimcana. Per la realizzazione dell’autostrada all’imbocco della galleria ………sono state cementificate le risorgive, in assenza della Valsat, che è arrivata molto dopo. Per tre volte la Pedemontana passa sotto la strada provinciale di fondovalle a -25 metri con gallerie artificiali perpendicolari allo scorrimento delle falda, che corre a -5/6 m dal piano campagna. La situazione è molto conflittuale ed è difficile anche solo sapere le cose: oggi una delegazione di Grillini ha chiesto di visitare il cantiere, ma il Commissario Vernizzi lo ha vietato.

Raffaele Tortato Associazione Seminati

Nel porre l’accento sui danni gravi provocati da strade, autostrade e capannoni si rischia di non prestare sufficiente attenzione al problema della alimentazione. La consapevolezza di ciò che si mangia è fondamentale per determinare le politiche per il territorio. Non solo a proposito della sottrazione di suolo agricolo, ma anche in relazione a nuovi rischi, come quello della introduzione di OGM: rischio che si profila a breve. L’associazione propone la valorizzazione delle produzioni biologiche locali e presidi contro l’introduzione di OGM. Il rischio per la salute di tali produzioni andrebbe a cumularsi con i rischi per la salute che già ora derivano dall’uso di pesticidi e di fertilizzanti chimici. Per fermare il consumo di suolo è indispensabile stabilire come deve essere utilizzata la terra che rimane, aiutando i contadini, che ormai considerano la terra un peso di cui disfarsi, a trovare utilizzazioni profittevoli, attraverso un impulso forte alla coltivazione biologica e il sostegno di consumatori attenti a ciò che mangiano (dunque alla loro salute) e al rapporto tra cibo e buona salute del territorio in cui vivono.

Gianluigi Salvador Movimento decrescita felice

Occorre partire dai bisogni e non dai mezzi per soddisfarli. Le infrastrutture sono mezzi: dobbiamo capire dove vogliamo andare e poi trovare il modo di andarci. Occorre cambiare lo stile della politica: ai politici occorre domandare, prima di eleggerli, non solo cosa intendono fare, ma anche la loro posizione, le loro attività, i loro guadagni e le fonti da cui li traggono, così da prevenire i conflitti di interessi. Oggi l’agricoltura rappresenta circa il 3% della occupazione e del PIL: occorre capovolgere questa struttura economica e sociale per tendere all’economia stazionaria. Per l’agricoltura il centro del problema è la devastazione prodotta dalle 150mila tonnellate di veleni chimici, che si traducono in altrettanti danni alla salute delle persone. Mangiare sano ha un immediato effetto in termini di salute e di risparmio di spesa pubblica. Oggi la PAC non aiuta i piccoli agricoltori, anzi li danneggia con misure che favoriscono i grandi produttori con metodi tradizionali. Occorrerebbe invece una politica di sostegno per le produzioni biologiche. E occorrerebbe anche modificare il regolamento regionale per l’uso dei pesticidi. Secondo tale regolamento il coltivatore di un vigneto o di un frutteto può diffondere pesticidi anche in prossimità di abitazioni. Per la salute di chi ci abita c’è solo l’invito a tener chiuse le finestre: il danno alla salute è grandissimo. Occorre introdurre regolamenti agricoli per vietare l’uso dei pesticidi e sostenere l’agricoltura biologica: se si fanno i conti, i costi esternalizzati dell’agricoltura basata sulla chimica sono enormemente più alti dei profitti. Tali costi esternalizzati dovrebbero essere dimostrati e quantificati fissando l’obbligo di redazione di un periodico Rapporto epidemiologico per ciascuna area, basato sui dati che già ora sono disponibili.

Elena Macellari WWF Colli Euganei

La tutela e la salvaguardia del verde devono essere consolidati in tutto il territorio urbano ed extraurbano sia come strumento di freno al consumo di suolo sia come componente strutturale del buon funzionamento del territorio. In particolare le strategie di rigenerazione urbana dovrebbero assumere come elemento centrale la presenza e la continuità della rete delle alberature e degli spazi verdi. Le previsioni e l’uso del verde sono sempre presenti nelle dichiarazioni dei piani urbanistici, ma di rado si traducono nella realtà delle cose. I Regolamenti del verde che sono strumenti settoriali specificamente mirati alla gestione degli alberi delle aree verdi, dovrebbero fissare le norme sull’impianto e la manutenzione degli alberi nei parchi urbani e nelle alberature stradali, sugli orti sociali e così via. Oggi molti comuni hanno Regolamenti del verde, che tuttavia sono volontari e eterogenei come contenuti e come valore prescrittivo. L’adozione di un Regolamento del verde dovrebbero invece divenire obbligatoria e il suo contenuto dovrebbe avere valore cogente. La recente Legge 10/2013 sul verde urbano rappresenta in realtà una occasione mancata: perché non fissa regole cogenti e perché il Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, che dovrebbe promuovere la formazione degli spazi verdi e monitorare l’attuazione della legge, in realtà non ha mezzi e non decide nulla.

Daniela Teolato

Denuncia il malcostume di molte amministrazioni locali che rendono edificabili aree agricole anche all’insaputa dei loro legittimi proprietari. Il meccanismo funziona in questo modo: il costruttore-speculatore acquista a bassissimo prezzo un’area agricola, spesso neppure servita da strade. Il comune (complice) dopo l’acquisto la rende edificabile e comprende nel perimetro dell’area edificabile anche aree appartenenti a piccoli proprietari. Lungi dall’essere un vantaggio per il piccolo proprietario questa inclusione comporta l’obbligo di pagare l’ICI sull’area fabbricabile e, per edificare, l’obbligo di entrare a far parte di un consorzio nel quale comunque non ha alcun potere decisionale. Inoltre le banche non fanno credito alle condizioni possibili per il piccolo proprietario qualora volesse investire sul proprio lotto. In tal modo l’area fabbricabile invece di essere elemento di ricchezza diviene fonte di debito e alla fine, per disperazione, il piccolo proprietario vende al costruttore-speculatore, che costruisce e per di più spesso riesce a non pagare l’ICI semplicemente evitando di completare le finiture degli edifici.

Vincenzo Benciolini Azienda agricola di 50 ha

E’ proprietario di una azienda agricola che potrebbe costituire una occasione interessante per nuove logiche di produzione per giovani. Nella pienezza del suo sviluppo l’azienda occupava 52 persone. Poi le condizioni della famiglia sono cambiate, i fratelli hanno preso strade diverse e comunque sono invecchiati. Ora l’azienda è data in affitto. Invece potrebbe/dovrebbe essere lavorata da molte persone e potrebbe produrre cibo sia per le persone che la lavorano sia per una più ampia collettività. La formula potrebbe essere simile quella degli orti collettivi, anche se in campagna questa prospettiva è meno interessante perché più o meno tutti hanno un proprio orto. La motivazione del progetto potrebbe invece essere la produzione di servizi condivisi attivati e goduti direttamente dalla comunità locale. Il modello di riferimento è quello delle “Città in transizione” nelle quali la comunità si auto-organizza per riprendere la propria autonomia e il controllo della propria vita. Si tratta di una prospettiva che anche nella attuale crisi conserva tutta la sua validità: l’importate è creare relazioni e comunità vitali nelle quali lavorare insieme e risolvere insieme, attraverso le attività delle persone, i problemi comuni.

Cristiano Gasparetto Italia Nostra, Ambiente Venezia e No Grandi Navi

E membro attivo delle tre diversissime associazioni sopraddette. Ma non c’è contraddizione, nel senso che la differenza è ricchezza ma è ben chiara la sensibilità politica che le lega. Propone un excursus storico: a) la rivoluzione industriale del dopoguerra porta alla produzione di grandi quantità di beni. Il conflitto riguarda i rapporti tra capitale e lavoro ma non la qualità delle trasformazioni; b) oggi quello sviluppo non è più possibile, cambia la natura dei profitti (finanziarizzazione) e cambia il contesto della produzione (globalizzaziione); c) le grandi opere di oggi, indifferenti per loro natura al territorio in cui si collocano, sono il modo di creare profitto nella nuova situazione (project financing)

Per contrastare la deriva di distruzione sociale ed ambientale portata da queste condizioni occorre tornare alla dimensione del “piccolo” e ai saperi locali attraverso una strategia comune basata sul riconoscimento delle risorse fisiche e sociali e sui saperi del territorio. Solo mantenendo le nostre differenze possiamo pensare di governare noi le trasformazioni del nostro territorio. Ovviamente la politica è importante: dobbiamo scegliere i nostri futuri politici attraverso ben definite e condivise regole di trasparenza, di capacità, di onestà. Per selezionare politici diversissimi da quelli che abbiamo visto fin qui, capaci di ascoltare e di decidere insieme ai cittadini.

Daniele Todesco Rappresenta 23 associazioni della Valpolicella

La situazione di incertezza sul futuro è simile a quella di Breganze. Dal punto di vista economico le aree della valpolicella continuano ad esser vocate alla viticoltura, ma è enormente cambiato il modello produttivo e finanziario. La finanziarizzazione è ormai molto avanzata, sono entrati capitali esteri, si sono prodotte grandi fortune in poco tempo. Interessi economici di grandi dimensione, anche contraddittori, convivono sullo stesso territorio: ad esempio i cementifici fanno apparentemente pace con i vigneti bruciando gli stralci delle vigne. Occorre intensificare le analisi e gli sforzi per capire gli aspetti finanziari ed economici delle trasformazioni, che sono oggi determinanti. Tanto che il Veneto non è più fondato sul lavoro ma sulla finanziarizzazione. Qualche approfondimento in questa direzione è stato fatto, ad esempio l’importante lavoro fatto dal Gruppo contro il traforo di Verona. Ma occorre andare avanti e soprattutto coordinare analisi ed esperienze tra i vari gruppi, ad esempio introducendo gemellaggi tra comitati diversi per facilitare il coordinamento e lo scambio delle analisi e degli approfondimenti.

Inoltre occorre migliorare molto la nostra capacità di comunicare: occorrono narrazioni e narratori (dopo Paolini il Vajont è tornato ad essere presente nono solo nella memoria ma nella discussione sulle cose). E occorre esserci nei luoghi giusti al momento giusto: ad esempio prima di Expo ci sarà a Verona Vinitaly: una buona occasione per mettere in contraddizione anche le economie.

Roberto Maggetto Meccanico di biciclette, Opzione Zero

Propone un utilizzo sistematico delle stazioni ferroviarie per farne centri di relazioni, lavoro e servizi. Molte stazioni sono oggi abbandonate, ma in quelle dove i treni fermano è sicuramente pensabile introdurre luoghi che siano insieme socializzazione e servizio alle bici (manutenzione, ricovero, noleggio, ecc.) e anche altri servizi di risposta ai bisogni primari della collettività. La mappatura delle stazioni del triveneto darebbe la dimensione della rete possibile e dell’insieme di servizi che sarebbe possibile mettere in rete. Occorre pero che le stazioni vengano affidate a soggetti disponibili a farne l’uso proposto, Cosa che non è affatto garantita dai criteri con i quali oggi RFI affida le stazioni abbandonate a soggetti che le usano esclusivamente a proprio uso.

Lorenza Annoni Assopace Padova

Rifiuta un atteggiamento antropocentrico. I diritti e la pace riguardano i bisogni di sopravvivenza così dell’uomo come della natura : occorre coesistere in pace. Nelle città assistiamo oggi alla drammatica contrapposizione tra persone diverse. Cosa fare per evitare quartieri ghetto e la vecchia pratica del capro espiatorio? (come a Roma). A livello globale e internazionale oggi la situazione dei diritti si colloca ad un livello penoso. Oltre allo spreco di risorse naturali dobbiamo registrare immensi sperperi da corruzione e da evasione. Anche le spese militari devono essere conteggiate nello sperpero.

Carturam Giuliano Salviamo il paesaggio Treviso

Salviamo il paesaggio è formata da molte associazioni puntuali, la sua azione cerca di connetterle per far emergere i problemi comuni e proporre delle alternative. Ad esempio quando hanno affrontato prima con una fase di animazione e poi con una fase progettuale il tema “dall’Ikea a un altro paesaggio” ci sono stati risultati evidenti: gli enti locali hanno cambiato atteggiamento e gestione del problema. Il comune di Treviso dovrebbe fare da capofila nella formazione di un parco intercomunale. Altre esperienze interessanti riguardano i contratti di fiume, capaci di coinvolgere contemporaneamente popolazione, comitati e Amministrazioni. Occorre prendere atto che solo attraverso l’elaborazione di un progetto alternativo si ottiene qualche riusultato. Dovremmo impegnarci ad affrontare alcuni temi come ad esempio la politica del paesaggio e le leggi della Regione toscana e della Regione Puglia a confronto con le politiche e le norme dalla regione Veneto. E dovremmo intervenire nella formazione della nuova pessima legge sui parchi.

Alberto Sartori Salviamo il paesaggio

Occorre che sviluppiamo un pensiero politico capace di condizionare il governo della regione anche rafforzando una rete dei comitati autonoma e indipendente. Oggi non c’è più margine per essere soft: il consumo di suolo agricolo deve essere davvero 0, occorre contrastare la PAC come rendita basata sulla superficie che possiedi e non su tipo di produzione che fai. Se si affronta il problema dal lato del cibo e dell’agricoltura diventa più facile comprendere il consumo di suolo e le sue cause. Occorre far arrivare questi messaggi al cittadino comune e generare conoscenza sugli effetti devastanti delle politiche attuali.

Marina Salvato Ass. Decrescita Veneto, coltivar Condividendo

Quando gli agricoltori realizzano produzioni biologiche l’effetto sociale è molto diverso quando tutta la produzione è consegnata al mercato urbano oppure quando si formano GAS che instaurano un diverso rapporto con il produttore.

Oggi i GAS stanno evolvendo e tendono a rendersi responsabili del loro territorio. Si formano GANT ovvero gruppi di acquisto di terreno dove ognuno paga una parte sia dell’investimento sia del lavoro dei giovani che lo coltivano e ne gode i prodotti: una forma di agricoltura relazionale. Inoltre dovremmo attivarci contro lo spreco non solo della terra ma anche dei frutti lasciati marcire sugli alberi: ci sarebbe tanto da fare.

Gianfranco Milanesi Si occupa di terreni confiscati alla mafia e di canapa

Si definisce libero pensatore e pone il problema di sapere dove va a finire tutto il lavoro che stanno facendo gruppi e comitati. Richiama alla necessità di una maggiore concretezza e tempestività: occorre prendere i problemi per tempo e proporre alternative in tempo utile, perché protestare quando le cose sono in corso di realizzazione non riesce a fermare nulla. Occorre poi considerare che il governo del territorio è in mano principalmente ai sindaci e questo è un grave problema perché i sindaci non hanno le risorse necessarie e spesso neppure la consapevolezza dei problemi. L’agricoltura è oggi terreno di conquista e colonizzazione: la val Belluna è aggredita da coltivazione di vigneti con largo uso di pesticidi e da coltivazioni di mele del trentino con i relativi trattamenti. Ma il territorio finisce e per le produzioni locali non resterà nulla.

Riccardo Motta - rete solidale camisanese

Propone di sostenere il restauro dei luoghi pubblici in stato di abbandono, anche aiutando i privati ad intervenire. Cita il caso della costruzione di un edificio destinato a centro di attività sociali degli Alpini costruito accanto ad una villa seicentesca in stato di completo abbandono. Non sarebbe stato meglio per gli alpini e per la società tutta collocare il centro nella villa, conservandola e restaurandola?

Propone azioni di sensibilizzazione per la tutela del patrimonio culturale e architettonico e anche corsi di educazione ambientale, ad esempio per la raccolta differenziata e lo smistamento dei rifiuti.

Spartaco Vitiello

Oggi criteri di economicità e di profitto stanno alla base di ogni decisione: sta qui la radice dei problemi. Ma per superare questa radicatissima tendenza occorrono metodi di decisione collettiva del tutto alternativi. Metodi che consentano azioni e decisioni non solo sulla piccola scala, ma anche la collaborazione e il coordinamento per arrivare a decisioni comuni su problemi di grande scala. Occorre lavorare insieme in modo sinergico e formare una rete che consenta di essere costantemente in contatto. Gli strumenti ci sono (il sito e le mailing list) ma occorre un salto qualitativo per far funzionare il sito in modo dinamico, cosa che richiede uno sforzo collettivo di collaborazione nell’uso di questi mezzi.

Roberto Scarpa LIPU

Contrastare il consumo di suolo agricolo va benissimo ed è un elemento essenziale delle politiche di tutela della biodiversità Tuttavia bisogna tener ben presente che il territorio aperto non è affatto indifferenziato, ma anzi è caratterizzato da diversi gradi di naturalità di cui occorre conoscere il valore ambientale per commisurare a tale valore gli strumenti di tutela e conservazione. I valori di naturalità dovrebbero essere tutelati per loro stessi, anche senza passare attraverso i piani urbanistici come il PTRC o i PRG. Questo consentirebbe norme più certe, dal momento che non dovrebbero scontare l’interpretazione delle norme di piano. Anche l’agricoltura talvolta si traduce in impoverimento della biodiversità, cosa che dipende ovviamente dal modello di produzione agricola. Le politiche di sovvenzione all’agricoltura dovrebbero farsi sistematicamente carico di garantire la tutela della biodiversità.

Carlo Costantini

Prima sintesi degli argomenti affrontati - Consumo di suolo, distruzione di alberi, svendita di aree comunali, autostrade a pagamento, poli commerciali e logistici, abbandono dell'edilizia residenziale pubblica, illegalità diffusa nel sistema degli appalti, il cibo, gli allevamenti intensivi. L’unico modo per fronteggiare la situazione è quello di mettersi in rete e di relazionarci in maniera sistematica. Lo abbiamo fatto la prima volta in occasione del PTRC regionale quando abbiamo messo assieme i saperi esperti con i saperi diffusi. E’ necessario sfondare nel mass media e l’Expo sarà una buona occasione per fare iniziative che abbiano rilevanza mediatica. Dobbiamo proporre modifiche legislative sulle leggi urbanistiche. E un piano per il recupero dell'edilizia residenziale pubblica.


Mariarosa Vittadini


Luisa Calimani


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Re: Gruppo TERRA

Messaggioda Vincenzo Genovese » 03/12/2014, 18:11

Tener conto dell'impronta ecologica come indicatore ambientale obbligatorio da inserire negli strumenti di pianificazione urbanistica. valutare, in questo senso la modifica della Legge Urbanistica Regionale.
Vincenzo Genovese
 


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